Festival Incanti
Marionette e cinema
Quest’anno, per il consueto appuntamento con marionette e pupazzi al cinema, Incanti lascia da parte le atmosfere fiabesche per spingersi nel cuore più viscerale e perturbante dell’animazione in stop motion. Non più semplici burattini senza fili, ma corpi che si assemblano, si disgregano, si divorano: è questo il mondo di Jan Švankmajer, maestro ceco del cinema surrealista, che con il suo inconfondibile stile ha dato vita a una poetica fatta di carne, desiderio, automatismi e oggetti animati.
La serata propone un percorso tra i suoi cortometraggi più iconici, scelti per raccontare il corpo come materia viva e simbolica, in un dialogo continuo tra eros e repulsione, gioco e morte. Dalle fette di carne innamorate di Meat Love ai calciatori smembrati di Virile Games, passando per le colazioni cannibali di Food e i corpi che si auto-assemblano in Darkness, Light, Darkness, il programma è un’incursione nell’inquietudine del tangibile, nel teatro anatomico dell’animazione, alla scoperta del lato più fisico, spietato e sorprendentemente comico del teatro di figura animato.
A cura del Festival Incanti, in collaborazione con ASIFA Italia e il Museo Nazionale del Cinema. Introduce la serata: Andrea Pagliardi.
Rakvičkárna (The Coffin Factory, 1966, 10’)
Una satira macabra e carnale dell’amore come trappola, ripetizione, morte. Oggetti e mani simulano gesti amorosi che sfociano in meccanismi di distruzione e reincarnazione.
Historia Naturae (1967, 9’)
Otto segmenti su otto regni animali. Il corpo animale (e umano) è dissezionato, imbalsamato, cucinato, sezionato: un trattato grottesco sulla natura come carne.
Moznosti dialogu (Dimensions of Dialogue, 1982, 12’)
Forse il corto più celebre del maestro Ceco: corpi fatti di materiali diversi si scontrano, si fondono, si distruggono, in una danza ciclica. L’eros qui è sia fisico che meccanico, ridotto a gesto ripetitivo, poi trasformato in digestione e rigetto.
Mužné hry (Virile Games, 1988, 17’)
Una partita di calcio fra pupazzi di carne si trasforma in massacro: il corpo maschile come strumento di potere, sfogo e violenza.
Meat Love (1989, 2’)
Due fette di carne danzano e flirtano, ignare del loro destino: essere cucinate. Fulminante metafora dell’amore e della carne.
Tma, Svetlo, Tma (Darkness, Light, Darkness, 1989, 7’)
In una stanza si assemblano pezzi di corpo umano animati: prima le mani, poi i piedi, infine gli organi genitali. Il corto è al tempo stesso ironico, perturbante e erotico, con forti sottotesti freudiani.
Jídlo (Food, 1992, 17’)
Diviso in tre sezioni (Colazione, Pranzo, Cena), questo corto mostra il corpo come macchina alimentare e sociale. Nella parte finale i personaggi si mangiano letteralmente a vicenda: un’apoteosi di carne, ingordigia e automatismo.
Lun 29, h. 20.30. Sala Tre – Ingresso euro 6,00/4,00